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Beppe Grillo vs Giornalisti di La7

giovedì 8 novembre 2007

BEPPE GRILLO A DECIMOPUTZU

Beppe Grillo a Decimoputzu «Sosterrò la lotta dei sardi» Lo showman genovese il 9 novembre sarà a fianco dei pastori e dei contadini indebitati con le banche Continua la campagna di solidarietà sul blog del comico di Pier Giorgio Pinna ROMA. Beppe Grillo venerdì 9 sbarcherà in Sardegna, e non per uno dei suoi spettacoli: vuole sostenere in prima persona la battaglia dei pastori e degli agricoltori schiacciati dai debiti. «Per il momento mi sembra però un tantino prematuro parlarne nei dettagli, meglio farlo direttamente nell’isola tra qualche giorno», si limita a dire il comico genovese, al telefono, dalla residenza ligure. E in attesa del viaggio alla volta di Decimoputzu rimanda al suo blog sulla delicatissima questione: una miniera d’informazioni con filmati, interventi, commenti, dibattiti, scambi di opinioni. Così, alla luce dello slittamento al 20 novembre del vertice decisivo Regione-Bper-Ministero per evitare il crac finale di migliaia di aziende e ovili, l’irrompere di Grillo si preannuncia come una vera bufera per tutti gli inadempienti storici, i distratti della prima e dell’ultima ora, gli speculatori di qualsiasi tempo, i profittatori di professione. A nessuno infatti sfugge più il ruolo-chiave di capopopolo che l’uomo-spettacolo per antonomasia cacciato dal video e riapparso prepotentemente sulla Rete ha ormai assunto nella situazione nazionale. E sin da adesso ogni sfumatura dell’impegno che lo ha visto in lizza nella lotta sarda per scongiurare peggiori disastri nella produzione agro-zootecnica lascia intuire il perché. Per comprenderlo basta scorrere, come appunto consiglia lo stesso comico, le discussioni sul web. Il riferimento è www.beppegrillo.it. Lo stesso che ospita un documentario con immagini eloquenti sul caso sardo. Che, secondo quanto informano i sostenitori dello showman, «figurava sino a qualche tempo fa sui siti internet della Rai, salvo a diventare poi misteriosamente irrintracciabile». E allora, in vista della spallata che di sicuro non mancherà di dare il nuovo Masaniello della politica italiana il prossimo 9 novembre a Decimoputzu, ecco come l’intera vicenda viene affrontata e sminuzzata sulla Rete nel suo blog. Intanto si parte da una sintesi della vicenda. Viene ricordato lo sciopero della fame deciso dai rappresentanti degli agricoltori e dei pastori in Campidano. Accompagnato dal motivo-base della protesta: ossia il lievitare pazzesco dei tassi d’interesse sui mutui contratti anni fa per modernizzare le imprese del settore. E il rischio delle vendite all’asta di molti appezzamenti, ovili e aziende zootecniche. Pericolo adesso leggermente attenuato dopo la sospensione delle esecuzioni immobiliari decisa negli ultimi giorni dal Banco di Sardegna. «Gli agricoltori rammentano come la norma che li ha costretti a indebitarsi sia stata considerata illegale dalla Comunità europea fin dal 1991», si legge ancora nel sito.Dove ci si domanda: «Chi ha interesse ad appropriarsi delle terre e di quelle degli allevatori? Per farne cosa?». E quindi affermare, dando la parola agli stessi operatori dell’isola: «È un disastro di programmazione, gestione, governo dell’agricoltura regionale nato nei decenni scorsi. Produrre, poi, per che cosa? Sono molti anni che i prodotti vengono venduti - quando possiamo venderli e non li distruggiamo sui campi - sotto costo. Le banche pretendono l’e quivalente di un anno di lavoro di tutte le aziende sarde. Chi si avvantaggerà delle vendite all’asta? Siamo stati indotti a investire e a indebitarci. Adesso ci viene chiesto di restituire le somme garantite da quella legge con tutti i tassi. Che sono aumentati in maniera abnorme e su cui siamo convinti ci siano profili d’irregolarità nei calcoli. Mentre gli istituti di credito, per la medesima norma cassata dalla Ue, si guardano bene dal restituire gli interessi (anche pubblici). Siamo, forse, gente semplice ma abituata a pensare che se una cosa è illegale, lo è per tutti». Presa di posizione, quest’ultima, firmata da Bruno Cabitza, del Comitato di lotta degli «esecutati», cioè delle persone sottoposte a decreti ingiuntivi sugli immobili, Riccardo Piras, di Altragricoltura, Giorgio Matta, di Soccorso contadino. ROMA. Beppe Grillo venerdì 9 sbarcherà in Sardegna, e non per uno dei suoi spettacoli: vuole sostenere in prima persona la battaglia dei pastori e degli agricoltori schiacciati dai debiti. «Per il momento mi sembra però un tantino prematuro parlarne nei dettagli, meglio farlo direttamente nell’isola tra qualche giorno», si limita a dire il comico genovese, al telefono, dalla residenza ligure. E in attesa del viaggio alla volta di Decimoputzu rimanda al suo blog sulla delicatissima questione: una miniera d’informazioni con filmati, interventi, commenti, dibattiti, scambi di opinioni. Così, alla luce dello slittamento al 20 novembre del vertice decisivo Regione-Bper-Ministero per evitare il crac finale di migliaia di aziende e ovili, l’irrompere di Grillo si preannuncia come una vera bufera per tutti gli inadempienti storici, i distratti della prima e dell’ultima ora, gli speculatori di qualsiasi tempo, i profittatori di professione. A nessuno infatti sfugge più il ruolo-chiave di capopopolo che l’uomo-spettacolo per antonomasia cacciato dal video e riapparso prepotentemente sulla Rete ha ormai assunto nella situazione nazionale.

lunedì 5 novembre 2007

tumori, abusi edilizi, coste news !

Commento pubblicato da Stefano Deliperi del meetup Cagliari 1:


Cari amici, purtroppo ancora tumori e malformazioni in Sardegna, unsequestro preventivo parziale di un complesso ricettivo a Carloforte, unprogetto di "ristrutturazione" della Costa Smeralda, l'ennesimo progettospeculativo "eco-compatibile" sulla costa di Teulada, c'è poi chi vuolmettere le mani sulla Sella del Diavolo a suon di quattrini, mentre c'è unbuon passo in avanti per l'operatività dell'Agenzia per la Conservatorìadelle coste. Buona lettura.....Stefano Deliperi - Gruppo d'Intervento Giuridicoulteriori informazioni su http://gruppodinterventogiuridico.blog.tiscali.it/il Vs. indirizzo di posta elettronica è nella mailing list del Gruppod'Intervento Giuridico per fini informativi: se non si desiderano riceveremessaggi, ai sensi dell'art. 13 del decr. lgs. n. 196/2003 (codice dellaprivacy), è sufficiente inviare un messaggio di risposta con richiesta dicancellazione.da La Nuova Sardegna, 22 ottobre 2007Ex soldato di Guspini: «Un linfoma mi uccide».Prestava servizio nel poligono di Teulada ed era addetto alla guardia dellapolveriera. Offensiva degli ecologisti che chiedono chiarezza suEscalaplano e Quirra. Piero MannironiSASSARI. E’ uno stillicidio senza fine. Il gioco macabro dei numeri dellamorte e del dolore è infatti in continuo aggiornamento. Non si sono ancoraspente le polemiche sull’audizione del ministro della Difesa Arturo Parisi,ed ecco affiorare il nuovo caso di un militare ammalatosi forse dopo esserevenuto a contatto con l’uranio impoverito. Si chiama Paolo Floris, ha 29anni ed è di Guspini. La notizia arriva da Francesco Palese, curatore delsito «vittimeuranio.com», al quale il giovane si è rivolto nei giorni scorsiper raccontare la sua vicenda e per chiedere aiuto. «Paolo - ha dettoPalese - ha effettuato il servizio di leva nel 1999 nel Poligono di Teuladadove era addetto al magazzino del Reggimento con compiti di guardia nellaPolveriera. «Paolo - ha continuato Palese - è stato anche licenziato lo scorso 11settembre dall’impresa per cui lavorava dopo un anno di malattia e siritrova adesso senza nessun aiuto e senza lavoro a combattere con unamalattia all’ultimo stadio. Sarebbe interessante sapere se i casi come ilsuo compaiono nelle liste ufficiali di cui si parla tanto in questi giorni.I familiari del giovane chiedono il riconoscimento della causa di servizio».Le statistiche ufficiali alle quali si fa riferimento sono quelle fornitedal ministro Parisi alla Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranioimpoverito. Secondo i dati riferiti da Parisi sarebbero 255 i militariitaliani impegnati all’estero (nel Balcani, in Afghanistan, il Iraq e ilLibano, dal 1996 al 2006), che hanno accusato malattie tumorali. Di questi37 sono morti. Nello specifico, si tratta di 161 militari dell’Esercito, 47della Marina, 26 dell’Aeronautica, 21 dei Carabinieri. «Nello stessoperiodo - aveva detto Parisi - hanno riscontrato malattie tumorali 1.427militari che non sono mai stati impiegati nelle missioni all’estero. Sull’argomentonon esiste alcun segreto di Stato, anche perchè il rapporto tra causa eeffetto non è stato dimostrato. In ogni caso la Difesa ha tutto l’interessedi giungere a una limpida e certa verità». Ma queste cifre sono statesubito contestate dalle associazioni che tutelano i malati in divisa e lefamiglie di quelli che non ce l’hanno fatta. Ma anche di qualche consulentedella stessa Commissione presieduta da Lidia Menapace. Per Falco Accame, expresidente della Commissione Difesa della Camera e da sempre in prima lineanella difesa dei diritti dei «cittadini-militari», i dati forniti dallaDifesa sarebbero «incompleti e al ribasso». Per l’Anavafaf, l’associazioneche Accame presiede, i numeri sarebbero infatti molto più drammatici: oltre170 morti e 2.000 malati. «Secondo il ministro Parisi - ha detto Accame - imilitari italiani impegnati in missioni internazionali morti di tumoresarebbero 37. La nostra associazione ne ha invece elencati 50». E poi vorreisottolineare che i 255 casi di tumore di cui si è parlato in Commissione,sono più del doppio dei 104 che il rappresentante del ministero della Saluteriferì alla precedente Commissione parlamentare d’inchiesta. Come èpossibile che questo numero sia raddoppiato in soli due anni ?». Anche idati in mano all’Osservatorio Militare sono molto distanti da quelli delministero. Secondo il portavoce dell’associazione, Domenico Leggiero (che èanche consulente della Commissione), i dati sono «inferiori sia rispetto aquelli denunciati nella scorsa legislatura, sia rispetto ad un documentodella sanità militare dello Stato maggiore della Difesa, di cui l’Osservatorioè in possesso in cui si parla di 2.536 militari affetti da patologietumorali, di cui 164 deceduti». Intanto, si sono riaccesi i riflettori dell’attenzionesui morti di Quirra e sui bambini deformi di Escalaplano. Sono scesi infattiin campo gli ecologisti del Gruppo d’Intervento Giuridico e gli Amici dellaTerra che chiedono con forza una chiarezza che finora non c’è stata. Epongono una domanda che, paradossalmente, contiene anche tante risposte. Gliambientalisti infatti, chiedendo chiarezza sulle tragedie di Quirra e diEscalaplano, forniscono contemporaneamente molte risposte che mancavano. E cioé cosa finora è stato davvero fatto per sapere cosa si nasconde dietro lalunga catena di morte che ha devastato un lembo dimenticato del Sarrabus edietro la nascita di bambini deformi a Escalaplano. Gli ambientalistispazzano così via quella nebbia densa fatta di ambiguità e di vaghe eincerte allusioni finora arrivata da chi aveva l’obbligo di darepubblicamente risposte chiare e nette. Gli ecologisti riprendono comepretesto le indagini aperte dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranioimpoverito per sollecitare un impegno su un fronte sul quale in Sardegna sisono spese tante parole che poi alla fine hanno saputo alimentare solo unsilenzio pesante quanto il dolore. E facendolo, riassumono le risposteufficiali e formali ai quesiti che posero quando si aprì la dolorosa feritanella vita dell’umanità che vive ai margini del poligono più grande d’Europa,quello del Salto di Quirra. Per esempio: l’Asl 8 dice che «è stato avviato»il programma per la valutazione del rischio chimico-tossicologico. Oppure:«E’ stata avviata» l’indagine dell’Istituto zooprofilattico sperimentaledella Sardegna sulla catena alimentare. Per arrivare al «è stato acceleratoil monitoraggio delle acque superficiali». Per quanto riguarda invece i datisui ricoveri (che non avrebbero evidenziato alcuna anomalia) siamo ai «primidati raccolti» e «devono essere completati da un’indagine epidemiologicasulla popolazione interessata». Insomma si è comunicato tempestivamente l’avviodelle indagini e degli accertamenti, ma di dati definitivi non si parla. Edè semplicemente agghiacciante che nulla si dica e si scriva sulle nascite dibambini con gravi deformità a Escalaplano negli ultimi anni Ottanta. Solo unsilenzio pesante. Oggi gli ecologisti dicono: «Nella primavera del 2002formulammo queste richieste e le aziende Asl competenti ci comunicarono chegli accertamenti epidemiologici e i monitoraggi ambientali erano in corso. Adistanza di tanti anni ci chiediamo se ci sono accertamenti definitivi.Dalle risposte pervenuteci sembra proprio di no».da L’Unione Sarda, 25 ottobre 2007Carloforte. L’ampliamento di un albergo sequestrato dalla Forestale.Mariano FroldiIl sottopiano di un hotel, circa 300 metri quadrati destinati a deposito, èstato posto sotto sequestro cautelativo per abusivismo edilizio. A porre isigilli, ieri, sono stati gli uomini della stazione forestale di Sant’Antiococon il nucleo investigativo ripartimentale di Iglesias. L’albergo, sitratta di un quattro stelle, è regolarmente in funzione da quest’estate, sitrova nel mezzo della macchia mediterranea nell’isola di San Pietro (nel suoversante settentrionale), in località “Spagnole”. Ebbene, stando agliaccertamenti degli uomini della Forestale, parte dello stabile non avrebbeavuto “l’autorizzazione paesaggistica, in variazione delle previsioni delprogetto originario e quindi delle condizioni autorizzative proposte per lasua attuazione”. In pratica, secondo gli accertamenti, sarebbero statemodificate le volumetrie e il progetto, soprattutto nella parte relativa alpiano terra. I proprietari dell’albergo, dal canto loro, hanno precisatoche alla Forestale non sarebbe arrivata l’ultima variante che aveva ottenutol’autorizzazione del Comune e della Regione e partiva dalla modifica di unostabile esistente. Per il giudice delle indagini preliminari ci sarebbestato un “ampliamento nelle dimensioni, modificazione nelle sagome e neiprospetti con un complessivo inserimento planimetrico fuori quota nonosservante i parametri altimetrici assentiti” ed un cambiamento delposizionamento dello stabile sulla collina in cui sorge, con uno stiledifferente da quello tipico degli edifici carlofortini. Così la sezionedei giudici per le indagini preliminari, sulla base della richiestatrasmessa dal pubblico ministero, ha emanato l’ordinanza di sequestropreventivo, affidando l’esecuzione alla stazione Forestale di Sant’Antioco.Nel marzo di quest’anno era stato il Gruppo d’Intervento Giuridico asegnalare la situazione di Spagnole.da L’Altravoce (www.altravoce.net) 28 ottobre 2007I grandi progetti per la Costa Smeralda: un frettoloso timbro ambientalistanon può scavalcare le verifiche sulle carte.Le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d'InterventoGiuridico, con un esposto datato 26 ottobre 2007, hanno chiesto losvolgimento della procedura di “verifica preventiva - screening” sulprogetto per la ristrutturazione turistico-edilizia del centro di PortoCervo, definito “Programma generale di riqualificazione della Costa Smeralda” (e suddiviso in Programma di riqualificazione del sistemaricettivo-alberghiero e Programma di valorizzazione e riqualificazioneurbanistica, edilizia e ambientale del centro di Porto Cervo) da parte dellasocietà Colony Capital, per circa 170.000 mc complessivi di volumetrie. Larichiesta è stata inviata ai ministri dell'Ambiente e dei Beni ed attivitàculturali, agli assessori regionali dell'Urbanistica e della Difesadell'ambiente, al soprintendente per i Beni ambientali di Sassari, alsindaco di Arzachena. Detto intervento complesso - con 4 anni di lavori e125,5 milioni di euro di investimenti complessivi - secondo notizie distampa prevederebbe, anche in parziale aumento delle volumetrie, lariqualificazione edilizia dei singoli quattro hotel a 5 stelle dellaStarwood Hotels (Cervo, Pitrizza, Romazzino, Cala di Volpe), con 70 nuovesuites, la realizzazione di un polo logistico, di centri benessere, di unnuovo albergo al posto dell'attuale centro congressi e dei campi da tennis.E inoltre la riqualificazione del centro abitato (284,8 milioni diinvestimenti complessivi per 7 anni di lavori), un nuovo parcheggiomultipiano, demolizione dell'attuale edificio della Guardia costiera,radicale modifica della pavimentazione stradale, ecc. È prevista, sempresecondo notizie stampa, una crescita occupazionale nel settore alberghieroda 1.102 a 1.462 unità, mentre a Porto Cervo centro si avrebbeun'occupazione aggiuntiva stabile di 520 unità; nella fase esecutiva siavrebbe un'occupazione pari a 1.110 addetti temporanei per 7 anni. Gliincrementi annui di ricaduta economica in sede locale sarebbero di 52milioni di euro in fase esecutiva, mentre a regime passerebbero dagliattuali 42,7 milioni di euro a 73 milioni di euro. Il quotidiano La Stampa(16 ottobre 2007) ha scritto che nelle iniziative immobiliari, per la parteconcernente non meglio noti “interventi di protezione e di tuteladell'ambiente” sarebbero coinvolti istituti universitari e Legambiente. Inproposito, il presidente onorario dell'associazione ambientalista, nonchédeputato della Margherita (oggi PD) Ermete Realacci ha definito la strategiadella Colony Capital e del Consorzio Costa Smeralda «una strategia daimitare. Un esempio avanzato di come si debba interpretare un turismo chepunta più sulla qualità, sulla salvaguardia delle arre, sull'allungamentodella stagione che sulle colate di cemento». In mancanza di unapubblicizzazione del progetto e, soprattutto, dello svolgimento di tutte levalutazioni sugli impatti ambientali, appare una considerazioneeccessivamente generosa sulla quale non si ritiene assolutamente diconcordare. L'area in argomento, sul mare e ricoperta in parte da macchiamediterranea evoluta, è tutelata con specifico vincolo paesaggistico(decreto legislativo n. 42/2004 e successive modifiche ed integrazioni),mentre la fascia dei 300 metri dalla battigia marina è tutelata anche convincolo di conservazione integrale (legge regionale n. 23/1993). Nel Pianopaesaggistico regionale (deliberazione Giunta regionale n. 36/7 del 5settembre 2006), l'area appare ricompresa nell'ambito di paesaggio costieron. 17 “Gallura nord orientale” (art. 14 delle norme tecniche di attuazione)ed è classificata “insediamenti turistici”. Essendo il Comune di Arzachenasprovvisto di P.U.C. definitivamente approvato ed in vigore, si applicanoper tale ambito di paesaggio costiero le disposizioni cautelari provvisorie(art. 1 della legge n. 1902/1952 e successive modifiche ed integrazioni) dicui all'art. 15, comma 3º, delle norme tecniche di attuazione del Ppr. Inmerito ai precedenti piani di sviluppo turistico-edilizio (master plan)proposti dalle precedenti società di gestione immobiliare della CostaSmeralda (Ciga s.p.a., Starwood Hotels s.p.a., Costa Smeralda Hotels s.p.a.,ecc.) negli ultimi quindici anni, le associazioni ecologiste Amici dellaTerra e Gruppo d'Intervento Giuridico hanno ripetutamente posto in essereiniziative di sensibilizzazione ed azioni in campo legale per evitare quellache appariva manifestamente come una pesante cementificazione del territorio(circa 2.800.000 metri cubi di volumetrie complessive). Analogamente, anchein questa occasione, seppure con volumetrie proposte decisamente inferiori,verranno poste in essere tutte le azioni per una concreta ed efficacesalvaguardia ambientale.da L’Altravoce (www.altravoce.net), 28 ottobre 2007La speculazione turistico-edilizia (ma eco-compatibile) sulla costa diTeulada.A distanza di molti mesi dalle notizie che indicavano nella famigliaBenetton i nuovi “padroni” della costa di Teulada, da Capo Spartivento aMalfatano, ecco che giungono dalla Toscana notizie sugli sviluppi di unaffare turistico-edilizio su una delle ultime coste sostanzialmente integredel Mediterraneo. Un progetto che comprende il complesso ricettivo“eco-compatibile” Malfatano Resort s.p.a., composta da Sansedoni s.p.a.(40%, gruppo Fondazione Monte dei Paschi di Siena), famiglia Benetton (25%),famiglia Tofano (24%), Silvano Totti (11%). Il progetto immobiliare dovràsicuramente rivedere le previsioni edilizie alla luce del Pianopaesaggistico regionale, che ha eliminato numerose previsioni edificatoriesulla costa teuladina. Poco importa chi siano gli interessatiall'investimento immobiliare, bisogna andare molto cauti sui proclami di“turismo eco-sostenibile” quando si prevedono decine o centinaia di migliaiadi metri cubi di volumetrie. Non basta certo dotarsi dei servigi di qualchedocente universitario o qualche “ambientalista” per fare davvero turismorispettoso dei valori naturalistici ed ecologici. Le associazioniecologiste Amici della Terra e Gruppo d'Intervento Giuridico, come nelleanaloghe precedenti occasioni, si opporranno con tutti i mezzi disponibilial rischio di degrado di uno dei pochi tratti di costa di straordinariaimportanza ambientale in tutto il Mediterraneo ancora liberi dalla pressanteantropizzazione. Senza dimenticare che sarebbe fondamentale acquisirne, coni mezzi previsti dalla legge, la disponibilità alla neonata Agenzia dellaConservatoria delle coste della Sardegna.da La Nuova Sardegna, 31 ottobre 2007Sella del Diavolo, dismissione in ritardo. Per i militari può essereceduta subito ma il demanio statale frena il passaggio.Tra una settimana nuovo vertice tra la Regione e Roma per risolvere ledivergenze sulle acquisizioni. Roberto ParacchiniCAGLIARI. È stata come un miraggio, quasi una meteora: la Sella del Diavolosembrava a portata di mano. Inclusa nei beni demaniali da dismettere, ilcolle che la leggenda vuole formato dalle diaboliche terga di Lucifero che,persa la tenzone col Signore dei piani alti, rovinosamente cadde sullacollina del Poetto... Quel promontorio si pensava potesse diventare subitodella Regione e, poi, del Comune, ma i tempi stanno diventando lunghi.Eppure da parte dei militari non vi sono ostacoli. Per i militari la Selladel Diavolo ha perso la sua funzione di deposito carburante per isommergibili, prima, e di collegamento con l’ex deposito di Monte Urpinu (dacui partiva un oleodotto sino a Decimomannu), dopo. Quando è stataannunciata la dismissione dei beni militari si era detto che per ilpassaggio della Sella, il demanio dello Stato richiedesse l’assicurazionedella bonifica e che questa fosse molto costosa. Ma così non è. Dal Comandomilitare della Sardegna fanno sapere che non vi sono particolari spese inquanto si tratta di depositi che possono essere agevolmente «puliti» senzacosti particolari. Allora che cosa blocca il passaggio della Sella allaRegione ? La questione pare più complessa e riguarda tutto il pacchetto deibeni che il demanio aveva considerato dismettibili. La prossima settimana visarà un incontro a Roma, spiega l’assessore regionale agli Enti localiGianvalerio Sanna, «in cui noi chiederemo che il passaggio avvenga per tuttii beni di cui si era parlato». Il problema, insomma, non dipende daimilitari, ma dal demanio statale a cui sono passati i beni. Intanto unanno dopo la «lettera d’intenti» tra Comune, Comando militare autonomoregionale, Comando militare marittimo e Università, ci sono già cinquepercorsi pronti per essere attraversati e una cooperativa giovanile per fareda Cicerone. La prima parte del progetto è partito l’anno scorso con unfinanziamento di 516 mila euro (fondi della legge 37 su interventi a favoredell’occupazione), che nella parte del promontorio di competenza del Comuneha permesso la bonifica e l’individuzione d’alcuni sentieri, di durata edifficoltà diversa. Quando le procedure di restituzione alla città dei sitimilitari saranno completate, verranno messi a disposizione altri due milionidi euro per il resto degli interventi. In precedenza il Gruppo di interventogiuridico e gli Amici della Terra, a proprie spese, si sono occupati dimantenere i sentieri e di difendere i cartelli indicatori indispensabili perle escursioni dai continui assalti dei vandali. Solo che gli ecologisti l’hannofatto, hanno affermato polemicamente, con pochi spiccioli: «1500 euro inquattro anni, comprese le visite guidate». Mentre a suo tempo hannopresentato un esposto agli organi competenti per l’immondizia nella Sella,bisognerebbe agire «con un intervento immediato di bonifica». La Sellanegli anni Sessanta divenne una zona militarmente strategica. Si era inpiena guerra fredda e il mondo era diviso in due blocchi. Da cui larealizzazione dei depositi di carburante sotto il promontorio e il divietotassativo di transito. Per molti quella storia ha anche permesso di«salvare» dalle lottizzazioni uno dei luoghi più suggestivi di Cagliari. Nonva dimenticato infatti che quarant’anni fa non c’era la sensibilitàambientale di oggi, nè norme adeguate. Ultimamente, infine, e grazie ainiziative come quelle del Gruppo di intervento giuridico, la Sella è statavisitata da molte centinaia di persone. E oggi è noto a tutti che quellacollina è anche un patrimonio di essenze floristiche particolari e direperti archeologici.da La Nuova Sardegna, 2 novembre 2007 La giunta disegna la struttura della Conservatoria delle coste.Piero Mannironi CAGLIARI. Una gestazione lunga e tormentata, ma finalmente laConservatoria delle coste sarde esce dal limbo di una legge che avevadefinito la filosofia alla quale si ispira e i suoi obiettivi. Mercoledì lagiunta regionale ha infatti dato carne e sangue a questa Agenzia che avrà ildelicatissimo compito di tutelare e gestire i gioielli naturalistici sullecoste. Un formidabile strumento di tutela ambientale, che si ispira adesperienze mature come il Conservatoire du littoral francese e il NationalTrust inglese. L’altro ieri, la giunta regionale ha finalmente disegnatocon una delibera lo statuto della Conservatoria delle coste sarde,stabilendone funzioni, organizzazione amministrativa e ruolo giuridico. Sonostati anche definiti gli organi della Conservatoria: il comitatoscientifico, il direttore esecutivo e il collegio dei revisori: tuttinominati con decreto del presidente della Regione, su delibera della giuntaregionale. L’Agenzia ha una personalità giuridica di diritto pubblico ed èdotata di autonomia regolamentare, finanziaria, organizzativa,amministrativa, patrimoniale, contabile e gestionale. Ma ecco come vengonodefinite le finalità della Conservatoria delle coste della Sardegna(istituita con la legge regionale numero 2 del 29 maggio 2007) nell’articolodue dello statuto licenziato dalla giunta: «Le finalità istituzionali dell’Agenziasono quelle di salvaguardia, tutela e valorizzazione degli ecosistemicostieri e di gestione integrata delle aree costiere di particolarerilevanza paesaggistica e ambientale». Fino al febbraio scorso, laConservatoria aveva vissuto in una specie di animazione sospesa, tra duedelibere della giunta: una che la istituiva e l’altra che definiva la fasedi studio e organizzazione. Mancava solo una legge per farla camminare. Equesta è arrivata con l’articolo 16 della legge regionale numero due diquest’anno, dove veniva prevista la trasformazione del Servizio dellaConservatoria (fino ad allora una semplice costola amministrativa dellapresidenza della giunta) in un’agenzia regionale. Un’Agenzia che, primaancora di nascere, ha avuto e ha ancora molti nemici. Alcuni palesi e altriocculti. Il perché è semplice: diventerebbe un ulteriore bastione perfrenare l’avanzata del cemento sulle coste dell’isola. Perciò non èdifficile immaginare che dietro alcuni scetticismi dichiarati e improvvisefrenate politiche si siano mossi in tutti questi anni ambientiimprenditoriali e finanziari che temono un ulteriore indebolimento diprogetti speculativi fondati sul mattone. L’esperienza francese, alla qualela giunta Soru si è ispirata, ha dimostrato che il modello può funzionare.Non solo, ma che il modello può essere perfino condiviso e difeso dallagente e dalle amministrazioni locali. L’esempio più clamoroso è quello dellavicina Corsica, dove il Conservatoire du littoral controlla ormaidirettamente il 20% delle coste e, al termine di un programma di interventiin corso, arriverà addirittura a gestire il 40% dei litorali dell’Isola diBellezza. Ma ecco le funzioni e le competenze che vengono attribuite allaConservatoria delle coste sarde dallo statuto: 1) coordinamento delleiniziative regionali in materia di gestione integrata delle zone costierenei rapporti con altre regioni italiane e con le autorità locali dei paesirivieraschi del Mediterraneo; 2) il coordinamento delle iniziative inmateria di gestione integrata delle zone costiere poste in essere dall’amministrazioneregionale, dagli enti locali e dagli organismi di gestione di aree marineprotette o di altre aree e siti di interesse comunitario; 3) la promozione ela diffusione delle tematiche relative alla tutela ambientale epaesaggistica e allo sviluppo sostenibile delle aree costiere; 4) l’elaborazionedegli indirizzi e dei criteri fissati nell’articolo 43 della legge regionalenumero 9 del 2006; 5) l’esercizio del diritto di prelazione sugli atti divendita di terreni e immobili derivanti da assegnazioni pubbliche, chericadono nella fascia costiera dei due chilometri dal mare; 6) l’esproprioe/o l’acquisto di quelle aree e di quei beni immobili la cui qualitàambientale, paesaggistica e culturale è tale da ritenere necessaria la loroconservazione o salvaguardia; 7) l’esercizio delle competenze regionali inmateria di demanio marittimo e costiero nelle aree demaniali immediatamenteprospicenti le aree di conservazione costiera e sui singoli beni a essoaffidati; 8) l’esercizio delle competenze demandate alla Regione per i benidel patrimonio culturale immobiliare ricadenti nelle aree di conservazionecostiera a essa affidate; 9) attivare forme di collaborazione con i Comuni,singoli o associati, al fine di garantire la predisposizione dei piani divalorizzazione delle terre civiche e privilegiare l’adozione degli atti didisposizione dei terreni civici; 10) determinare forme e strumenti dicollaborazione e reciproca informazione con il sistema delle autonomie e conle altre istituzioni ed enti predisposti alla gestione del territorio. Loschema di statuto, nel quale tra l’altro viene anche abbozzata l’organizzazioneinterna e la dotazione di personale, sarà ora spedito in Commissione chedovrà esprimere il suo parere. Insomma, non è ancora finita. Ma a questopunto dovrebbe mancare davvero poco per arrivare alla nascita dellaConservatoria. Soddisfazione negli ambienti ecologisti. «E’ un buon passoin avanti - dice Stefano Deliperi del Gruppo d’Intervento Giuridico e Amicidella Terra che da anni si batte in favore dell’Agenzia -. La Conservatoriadelle coste sarde ha il compito di promuovere acquisizioni al demanioregionale, con vincolo di destinazione, di terreni lungo i 1.850 chilometridi costa dell’isola, anche attraverso sottoscrizioni pubbliche, lascititestamentari, permute, comodati gratuiti da privati e da altri enti. E ditutelare questo patrimonio naturalistico e paesaggistico dai rischi ai qualiè sottoposto». Dice ancora Deliperi: «Secondo la previsione normativa, laConservatoria potrà agire su più livelli. Gestirà i beni immobili costieridi rilevante interesse paesaggistico e ambientale facenti già parte delpatrimonio e del demanio regionale, ma potrà anche acquisire i territoricostieri dall’equilibrio ecologico più fragile o a rischio di degrado ecompromissione sia attraverso accordi con amministrazioni statali o locali oenti pubblici, sia mediante donazioni, acquisti attraverso sottoscrizionipubbliche, permute con privati. Nel caso di donazioni o lascititestamentari, i terreni saranno acquisiti al Demanio regionale con specificovincolo di destinazione in favore della Conservatoria delle coste sarde».

venerdì 2 novembre 2007

ANNO ZERO

Ieri sera ho visto la puntata dedicata alla drammatica situazione in cui vivono molte famiglie di Cagliari e dell' Hinterland Cagliaritano, famiglie che non arrivano a pagare il mutuo della casa, e per farlo sono costrette a mangiare lo stretto indispensabile (un piatto di pasta).
Ragazzi...io ho un brutto presentimento, se la gente non arriva alla fine del mese con uno stipendio di 1000 euro (c.ca) - quasi 2 milioni delle vecchie lire - , non arriva a pagare un finanziamento, i primi a pagarne le conseguenze sarebbero tutti i cittadini.
Nel cosiddetto "vortice" stanno cadendo quelli del [i]ceto medio[/i], ma presto o tardi verrà anche coinvolto il ceto "borghese" perchè verrebbero colpite le obbligazioni e le banche non potranno piu' garantire il "successo" di un qualsiasi investimento. Allora davvero potrebbe scapparci di "schiacciare" il grilletto, ma non per quello che molto poco profeticamente aveva dichiarato il direttore Mazza del TG2, e non per colpa di Beppe Grillo, ma per colpa di un qualcosa di molto, molto più serio:

LA FAME

Sono pessimista?


Saluti
Appello per la Giustizia - Per De Magistris